Dallo spazio alla terra

Autore: Luca Napoli

dallo-spazio-alla-terraEcco la nuova proposta alimentare salva salute del dott. Luca Napoli (biologo nutrizionista) per chi viene dallo spazio 🙂 .

I problemi evidenziati con la permanenza nello spazio degli astronauti ci sono serviti a comprendere quanto la gravita influenza la nostra vita.

Gli apparati che subiscono più danni nello spazio:

  • Osso e metabolismo minerale
  • Il sistema muscolare
  • Il sistema Cardiovascolare

La vita nello spazio ci espone a una quota d radiazioni solari maggiori dovuto all’assenza dell’atmosfera che fa da filtro

Consiglio ai terra nauti di non sottovalutare l’adeguato apporto di vitamine minerali e fitocomplessi.

Il nostro organismo ha dei sensori che sentono la gravita che non sono altro che cellule chiamate meccanocettori che vengono stimolati dall’alterazione della loro forma a causa di una forza che li abbia compressi o distesi. Ci aiutano a percepire informazioni riguardanti la forma, la consistenza e le relazioni topografiche degli oggetti circostanti. Trasformano l’energia meccanica in impulso elettrico, per mezzo dei meccanocettori riusciamo a per es. a udire, mantenere la stazione eretta o l’equilibrio.

Alcuni meccanocettori permettono all’organismo di mantenere la propria posizione nello spazio in relazione della forza di gravità. I meccanocettori danno anche informazioni sullo stato degli organi interni, avvertendo per es. della presenza di cibo nello stomaco.

L’osso sulla terra é costantemente sottoposto a processi di decalcificazione e ricalcificazione, regolati da numerosi fattori, tra cui, la contrazione muscolare, e l’esercizio fisico. Ci manteniamo in piedi sempre per mezzo di continue contrazioni dei muscoli che impediscono al corpo di cadere in avanti. Tali muscoli chiamati antigravitari (muscoli della colonna vertebrale, della parte anteriore della coscia e posteriore della gamba.).

Le continue contrazioni muscolari, necessarie alla stazione eretta, provocano continue sollecitazioni sull’osso, sollecitazioni che rappresentano lo stimolo alla deposizione di calcio.

L’attività fisica, poi, più o meno accentuata e intensa, della quotidiana vita di relazione, rappresentano un secondo stimolo fondamentale. Nello spazio, non esistendo la stazione eretta, così come nella lunga permanenza a letto, o in condizioni di scarso movimento fisico, (anziani, disabili, ecc.), l’osso perde la sua capacità di rigenerarsi, e la decalcificazione (osteoporosi) prevale sulla deposizione di minerali di calcio.

La permanenza in assenza di gravità sono necessari mesi perché il contenuto minerale osseo possa recuperare appieno, e non é affatto certo che ciò possa avvenire dopo una permanenza di qualche anno nello spazio.

Un anno trascorso nello spazio corrisponde per il sistema osseo a sette anni sulla terra.

Ai terra nauti la mia ricetta per non avere problemi di osteoporosi è di seguire un piano alimentare che contenga ovviamente calcio nelle quantità indicate per età e sesso ma contenga vitamina D utile ad assorbire il ca++ e la vitamina K indispensabile per deporre il calcio nell’osso, oltre agli altri accorgimenti come non mangiare molti fitati e ossalati.

Il sistema muscolare normalmente in presenza di gravità la contrazione muscolare, e lo sforzo fisico, il movimento contro resistenza, le stesse continue contrazioni per mantenere la stazione eretta sono i mezzi che permettono al muscolo di mantenersi efficiente. Un aumento dell’attività fisica, del carico abituale cui il muscolo é sottoposto, rappresenta lo stimolo ad aumentarne il volume (ipertrofia muscolare).

Ma in assenza di gravità la situazione non richiede il mantenimento della posizione eretta e la contrazione muscolare avviene, se non in condizioni particolari e in rari momenti, con uno sforzo minimo. Ciò comporta una riduzione della massa muscolare del 20-30% in poche settimane , così nello spazio la massa muscolare tende a ridursi.

Perdendo massa muscolare avremo anche una perdita di forza e soprattutto di forza esplosiva (massima potenza muscolare), che richiede una fine coordinazione dell’attivazione di più muscoli. Dopo un anno di permanenza nello spazio la riduzione della forza e della potenza muscolare arriva fino al 40-60% del valore prevolo. Il tempo di recupero, al ritorno sulla terra, pare sia tanto più lungo quanto maggiore é stata la durata del volo.

Recenti studi indicano che dopo 450 giorni di volo spaziale, pur essendo gli astronauti perfettamente sani e in piena forma fisica, é necessario un periodo anche di un anno per il completo recupero. Ed é ancora incerto cosa succederà nei voli pluriennali.

Non va bene una alimentazione troppo iperproteica il valore consigliato dalla medicina è 12% del calorie assegnate giornalmente consigli dunque di attenersi a ad un introito proteico con 2/3 di origine animale le e 1/3 di origine vegetale .per far crescere i muscoli è molto importante l’apporto di carboidrati.

Il sistema cardiovascolare avremo causa l’assenza di gravità si ha la tendenza ad accumulare massa sanguigna nei grossi vasi del torace. Ciò provoca il naturale aumento della diuresi per alcuni giorni, e di conseguenza una diminuzione di massa sanguigna, che si assesta successivamente su valori inferiore del 10-20% rispetto a quanto si riscontra sulla terra. Ciò non causa alcun danno all’organismo.

E per quanto si conosce su un argomento piuttosto complesso e di difficile valutazione in volo cuore e circolo paiono adattarsi rapidamente alla nuova condizione di assenza di gravità, solo una decina di giorni. In effetti, nel sistema circolatorio le pressioni sono le stesse che sulla terra, la frequenza cardiaca rimane sostanzialmente eguale, e il lavoro del muscolo cardiaco, contrariamente ad altri muscoli, é invariato.

Il problema insorge al rientro sulla terra. Nei primissimi giorni il mantenimento della stazione eretta é ostacolato da quel fenomeno che é chiamato “ipotensione ortostatica”, tipico anche delle persone anziane sedentarie e di certe disabilità. L’alzarsi di colpo in piedi, sulla terra, fa sì che il sangue si sposti in quantità significativa negli arti inferiori. Viene improvvisamente ridotta, di conseguenza, la quantità di sangue spinta verso il cervello, cui segue, dopo pochi minuti sempre di stazione eretta, un senso di svenimento che costringe ad assumere nuovamente la posizione orizzontale. Tale fenomeno si riduce gradualmente e sparisce nell’astronauta dopo una decina di giorni.

Consiglio di seguire una dieta mediterranea che ad oggi è l’unica in grado di fare salute perché ricca di fitocomposti e vitamine.


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